AnagniCulturAmbiente
estratto da www.ecoquartieriperlitalia.it
Un eco-quartiere è un generatore di benessere e di speranza, una risposta concreta, rapida, efficace e in gran parte autosufficiente economicamente alla crisi e alla necessità di cambiamento.
Un eco-quartiere è un luogo dove si vive meglio, perché l’attenzione alle esigenze dei cittadini (salute, relazioni, facilità di accesso ai servizi …) è costitutiva, ed è un luogo che produce lavoro, reddito, sviluppo.
Un eco-quartiere è costruito per facilitare i comportamenti sostenibili rendendoli a costo zero e – possibilmente – addirittura remunerativi, in modo diretto (es. minore spesa per erogazione di servizi) o indiretto (es. accesso a servizi aggiuntivi).
Un eco-quartiere:
- concorre a rilanciare l’economia
- permette di creare nuovi posti di lavoro
- contrasta il rischio di degrado delle nostre città
- segue le indicazioni europee in materia ambientale
Un eco-quartiere innalza la qualità della vita di chi ci abita, mettendo in moto un circolo virtuoso, attraverso interventi innovativi ma rispettosi dell’identità, della memoria e della storia del luogo, che riducono l’impatto della città sull’ambiente nel consumo energetico, con una migliore gestione della mobilità, dei rifiuti, della distribuzione dell’acqua.
- interventi che coinvolgono i residenti generando coesione e senso di appartenenza, progettazione, accoglienza, quotidianità;
- interventi che valorizzano i saperi e le competenze presenti sul territorio.;
- interventi che si rendono economicamente autosufficienti in tempi brevi.
Gli eco-quartieri possono essere un luogo di incubazione del cambiamento verso la sostenibilità e il ben-vivere, il che non solo è sempre più necessario ma è anche desiderabile e fattibile.
L’economia verde già oggi genera una larga parte dei nuovi occupati e rappresenta una delle grandi frontiere dell’innovazione.
Il progetto eco-quartieri parte inoltre dall’idea che la rigenerazione urbana e ambientale possa essere una chiave strategica per lo sviluppo e concentra i suoi sforzi sulle città e sul loro intorno, dandosi come ambiti prioritari la rigenerazione dei quartieri residenziali (pubblici o privati) costruiti negli anni ’50-’80, oggi entrati in crisi strutturale e il recupero di aree dismesse (produttive, terziarie, militari, demaniali, ecc), offrendo un importante documento di confronto.
L’Associazione Ecoquartieri per l’Italia riprende queste indicazioni di fondo e le ricollega da un lato all’elaborazione europea delle “Smart Cities” e dall’altro alle peculiarità dei territori, sviluppando angolature progettuali e proposte specifiche autonome e originali.
per approfondire: Laboratorio ANCI Smart Cities, un esperimento di ecoquartiere a Quattro Passi (Treviso)
Uno dei casi più emblematici è quello di Hammarby Sjöstad (ex zona industriale di Stoccolma), che ha iniziato a ri/nascere alla fine degli anni Novanta ed è oggi studiato da tutti coloro che ragionano sulla relazione tra le città e l’ambiente (è ormai una delle principali destinazioni in Svezia, con più di 10.000 visitatori ogni anno).
È interessante notare che in questo quartiere tra gli obiettivi principali dell’intervento non c’era solo la riduzione di emissioni, rifiuti, consumo energetico e acqua, un ripensamento della mobilità eccetera – ma anche quello di un luogo in cui fosse “salutare” vivere, comprendendo in questo il diritto allo sport e alla cultura: il ben-essere dei cittadini era già centrale nel progetto.
Anche il quartiere Vauban, a Friburgo (in Germania) nasce alla fine degli anni Novanta: è il primo esempio al mondo di quartiere abitativo in cui tutte le abitazioni producono più energia di quella che consumano (e l’energia non necessaria viene rivenduta generando un guadagno per tutti).